“Viaggiando nei luoghi di produzione, la panoramica delle ceramiche esposte non sempre ci offre eleganza, più spesso banalità dozzinali sommergono i rari buoni esemplari. Non così al Ferlaro. Entrando nella grande sala dove gli oggetti sembrano danzare fra di loro in un falso affastellato disordine, ovunque si guarda si scopre una creazione incredibile. Le proporzioni, i colori, i soggetti sono sempre talmente invitanti che il visitatore vorrebbe uscire portandoli tutti con sé, magari al suono di un flauto magico.
Tra una testa di capricorno bianca e un gatto accovacciato turchese spunta un tucano con un bellissimo becco d’oro. Tante anatrelle di tutte le dimensioni con le penne dipinte alla tavolozza dell’iride, caratterizzano questa produzione che da anni è gioia di arredatori e collezionisti.
La “pigna”, base di lampada di ogni colore, è un biglietto da visita inconfondibile degli arredamenti e la troviamo ormai anche nella scenografie dei film. La grande ostrica o la foglia di vite da riempire di frutta o le zucche salsiera o i piatti con i coperchi di maialini sono oggetti che sanno davvero rallegrare una tavola imbandita.
Il segreto della Ceramica del Ferlaro è proprio questo: un oggetto che qui nasce è gradevole e gioioso. Dalla piccola bomboniera all’impegnativo soprammobile, niente è brutto e tutto è di buon gusto.
Scoprire le ceramiche del Ferlaro vuol dire legarsi a loro e concedersi appena possibile la gioia di averne qualcuna e di seguire la sempre nuova produzione che giornalmente nasce, accanto ai pezzi ormai classici e da tutti richiesti, come una griffe che sottolinea l’eleganza degli ambienti”.
Gian Marco Chiavari, antiquario e storico dell’arte